Avete rotto lo smart schooling

Dopo l’articolo avete rotto lo smart working, non poteva mancare anche il post, articolo o meglio riflessione dal titolo avete rotto lo smart schooling. D’altronde se uno deve riflettere, deve farlo sugli argomenti del momento no?!?

A differenza dello smart working, in questi giorni e in queste ore non ho avuto solo il piacere di leggere commenti o post dedicati allo smart schooling o smartschooling (pure in questo caso non ho ancora ben capito come si scrive, perché ognuno va per la query e la keyword sua), ma anche di essere coinvolto in modo diretto.

Per chi non lo sapesse, è già dai banchi dell’università, anzi forse da molto prima, già dai banchi del liceo ho cercato di aiutare insegnanti e allievi per utilizzare al meglio le risorse tecnologiche del momento.

Quindi dopo ore e ore di letture sui maggiori social animati dagli italiani, quotidiani italiani e soprattutto dopo essermi parecchio sporcato le mani con questa scuola smart, mi sono accorto che in molti hanno rotto lo smart schooling.

Che cos’è lo smart schooling?

Così come per altri argomenti, anche in questo caso non si può iniziare un discorso oppure analizzare un argomento senza capire di che cosa si tratta e con che cosa si mangia. Quindi da brava persona che sono, sono andato a fare una ricerca nella grande sfera di cristallo, cioè su Google, quella che potrebbe essere la definizione più adatta. Si perché a differenza dello smart working, lo smart schooling ha decine di definizioni e interpretazioni.

Quindi diciamo che la seguente sembra quella più attendibile:

Lo smart schooling è la scuola che sa valorizzare il contributo dei contenuti e delle piattaforme digitali.

Aggiungerei io: Non solo durante i momenti di crisi, ma soprattutto durante tutto l’arco dell’anno o meglio del percorso scolastico di una persona.

È facile adottare lo smart schooling con il decreto degli altri

Lo so che qualcuno si è messo a ridere a questa affermazione, ma è così. Infatti, ci è voluto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri emanato il 23 febbraio ed aggiornato il 1 marzo 2020, perché si inizi a parlare di smart schooling e di quelle che potrebbero essere le risorse giuste, ma anche utili.

Quindi ecco che subito è corso ai riparti anche il MIUR, che si è subito attivato e ha fornito delle disposizioni per supportare i docenti nella formazione a distanza.

Bene, pure in questo caso lo stato ha fatto la sua parte e poi ognuno di noi ha fatto un pochino quello che cavolo ha voluto. Si è così, ognuno ha fatto e dato la sua interpretazione al decreto e alle indicazioni del MIUR nella pagina dedicata, come meglio ha considerato e capito. Adesso vi spiego il perché.

Lo smart schooling è una bellissima favola senza un lieto fine

Sostanzialmente è bastato un momento di crisi generale per far esplodere lo smart schooling, ma sfortunatamente tutto quello che è stato scritto, detto e dimostrato, è solo una bellissima favola raccontata da chi ha due capacità dialettiche e conoscenze tecnologiche. Perché la realtà è totalmente diversa e lo smart schooling, così come lo smart working, non significa una marea di risorse hardware e software, lanciate la al vento e chi riesce a coglierle queste risorse è bravo, mentre gli altri no.

Lo smart schooling è un’insieme di risorse utili sia a colui che deve insegnare, ma anche a colui che deve apprendere, se così non è siamo davanti ad un misero sistema di didattica a distanza.

Questa citazione salvatela e ricordatevela, perché non la troverete da nessuna parte.

Insomma, questo periodo storico ci sta mettendo davanti a delle realtà che pensavamo fossero adottate oppure che fossero una cosa di tutti i giorni, ma in realtà sono cose vecchie con un nome diverso. Quindi no, oggi l’80% degli italiani non svolgono lo smart working, ma bensì il telelavoro, mentre il 90% degli studenti italiani non è coinvolto nello smart schooling, ma in una misera didattica a distanza.

Tra le altre cose, didattica a distanza fatta male, con risorse il più delle volte sbagliate e in ambienti che lasciano desiderare. Quindi ecco che la bellissima favola dello smart schooling sta prendendo una bruttissima forma, che a molti non piacerà.

Lo smart schooling è la didattica a distanza!

Nella situazione attuale, con le risorse messe a disposizione o comunque quelle più blasonate, non si può parlare di smart schooling se non semplicemente di un insegnamento a distanza, dove l’insegnante di turno prova a restare in contatto con i proprio allievi attraverso WhatsApp, mail e una misera applicazione o sito della scuola in cui viene caricato del materiale il più delle volte a caso, da fonti a caso, con richieste che non stanno ne in cielo ne in terra etc, etc.

Perché seriamente, una professoressa che da dei compiti per esempio “dovete svolgere questa verifica di storia e me la dovete inviare via mail“, senza dire:

  • se il compito deve essere fatto su un foglio protocollo scrivendo a mano, in corsivo o in stampatello,
  • se devi farlo al computer in un file di testo,
  • indicarti se il file doveva essere diviso in due colonne
  • etc, etc.

Non mette in pratica lo smart schooling, ma semplicemente una didattica a distanza, che io definisco ndo cojo cojo. Non sto scherzando, molti di voi condividono risorse fighissime, altri mi chiedono perché non spiego dell’importanza di Telegram per la scuola in questo periodo storico, ma non ci si soffermiamo sul fatto che il corpo docenti e la scuola in generale non è preparata per lo smart working e lo smart schooling.

Sono della generazione che va visto comparire la lavagna interattiva multimediale all’interno della propria scuola. Quindi uno si aspetta che dall’introduzione della lavagna interattiva multimediale nella scuola italiana risale al 2006 quando il Ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni ne ha annunciato l’introduzione in Italia, la scuola abbia fatto un balzo in avanti. La risposta è NO.

A questo punto, qualcuno dirà, beh allora con l’iniziativa ripresa, nell’ottobre 2008, dal ministro Maria Stella Gelmini che ha rilanciato il piano con l’obiettivo di dotare le scuole italiane di 10.000 lavagne multimediali, le scuole si siano evolute e abbiano iniziato a pensare allo smart shooling. La risposta è sempre NO.

Attenzione a chi pensa che lo smart schooling sia utilizzare una lavagna multimediale in un paio di classi per istituto e utilizzare due tool per la didattica a distanza, sta sbagliando tutto.

Esempio di una classe Smart Schooling
Esempio di una classe Smart Schooling secondo Samsung

Non vi dico che la classe giusta e che mettere in pratica il vero smart schooling sia questa qui sopra, ma sicuramente ci andiamo vicinissimi. Però vi invito a dare un’occhiata a questo progetto della Samsusng che ha ideato la sua Smart School.

Quindi se non vogliamo solo cambiare il nome ad una cosa obsoleta e portarla avanti allo stesso modo, dobbiamo iniziare a capire per davvero che cosa vuole dire smart e non solo come semplice traduzione, cioè agile. Dobbiamo iniziare a pensare che gli insegnanti non si possono semplicemente soffermare sulla risorsa segnala dal MIUR e poi trovarsi nell’incapacità di gestire una classe da remoto.

Perché una professoressa che impartisce questa spiegazione “come fai a non avere un’icona con una doppia W nella barra in basso sullo schermo del computer“, è lei in primo luogo che non ha capito che cosa sta facendo e si sta soffermando su delle impostazioni che ha visto in un libro per l’ECDL o in qualche video online, che ti spiega come essere un professore della scuola del futuro.

Un altro esempio e un’altra richiesta, con cui mi sono imbattuto in questi giorni è sta questa: “fare gli esercizi dalla pagina alla pagina e inviarmi le foto, gentilmente il più possibile leggibili

Quindi di nuovo non abbiamo a che fare con lo smart schooling, ma con una bruttissima e inutile didattica a distanza.
Sistema che non aiuta il professore e l’allievo ancor meno, perché a fin fine sei di nuovo davanti alla didattica ndo cojo cojo.

Conclusione

Insomma, così come dicevo nel post avete rottolo lo smart working, siamo di nuovo davanti alla situazione in cui dobbiamo sfatare un falso mito, cioè quello della scuola smart e dove tutti sono bravissimi oggi con 4 tool e 2 risorse hardware mettere in pratica lo smart schooling.

Vorrei che fosse chiara questa cosa, cioè che la didattica a distanza o come volte identificarla, non è solo una piattaforma o delle piattaforme così campate in aria ma un metodo completamente diverso rispetto alla formazione in aula che necessita di una progettazione delle lezioni ad hoc e sopratutto delle competenze digitali discrete e degli strumenti tecnologici adeguati.

Se invece vogliamo parlare dello smart schooling, dobbiamo prendere in considerazione tutto quello che succede a 360° e non soltanto quello che succede in un momento di crisi.

Dobbiamo capire che lo smart schooling deve essere un’attività continua dal primo giorno che una persona calca linea di un istituto elementare e finché non calcherà la linea di uscita dalla sede dell’università con il diploma in mano oppure semplicemente con un bagaglio di conoscenze che gli ha aperto diverse porte per il lavoro dei propri sogni.

Finché non capiamo tutto questo e non ci rimbocchiamo le maniche per lavorare tutti insieme ripeto, per me non fate altro che rompere lo smart schooling, dovreste fermarvi due secondi e riflettere su tutto questo. Quindi già che ci sono e se per davvero vi fermate a riflettere su quando detto fino adesso, vorrei invitarvi anche a prendere in mano il libro Cases on Smart Learning Environments, così per farmi un’idea su quello che dovrebbe essere lo smart schooling e le sue potenzialità. Ho trovato molto interessante questo libro e secondo me vi aprirà la mente su un mondo che non conoscevate.

Adesso tocca a voi, lasciate un commento qui sotto con le vostre impressioni su questo argomento. Poi se avete un azienda che da anni punta sul lavoro agile, vorrei conoscere la vostra esperienza e che cosa avete fatto in questi anni per far si che la vostra realtà economica sia molto smart working e meno telelavoro.

Se siete degli insegnanti e volete entrare in contatto con me, per parlare di smart schooling e come gestire una classe da remoto, potete farlo attraverso Telegram cliccando su @ErBoss88 oppure potete inviarmi una mail a flavius[chiocciola]insidevcode[punto]eu.

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