Oggi ritorno a trattare con un pochino di attenzione e qualche dettaglio in più, quello che è il significato dello smart working.
Ho fatto questa scelta, perché nel precedente post, diciamo che sono stato leggermente meno tecnico e soprattutto diciamo che era più che altro una critica a tutti coloro che hanno sfruttato il momento per attirare l’attenzione su di se parlando di smart working e non di telelavoro.
Quindi, oggi vorrei dare dei dettagli in più su questo termine e su come questo nuovo modo di lavorare potrebbe essere un modo diverso di fare impresa in Italia nel prossimo decennio.
Che cos’è lo Smart working?
Come dicevo nell’articolo avete rotto lo smart working, per la legge italiana lo smart working è un lavoro agile e lo definisce così:
Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.
Però questo è quello che dice la legge italiana attraverso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Definizione non molto diversa da quella che vine indicata dal Chartered Institute of Personnel and Development:
Lo Smart Working è un approccio all’organizzazione del lavoro finalizzato a guidare una migliore efficacia ed efficienza nel raggiungimento degli obiettivi attraverso la combinazione di flessibilità, autonomia e collaborazione, puntando sull’ottimizzazione degli strumenti e delle tecnologie e garantendo ambienti di lavoro funzionali ai lavoratori.
Sostanzialmente queste due entità ci dicono la stessa identica cosa!
Peccato che è idea comune identificare lo smart working come il lavorare da casa adottando hardware adatto (PC fisso, Notebook, Tablet e Smartphone) e software che consentono al lavoratore di volgere le sue mansioni, seguendo degli orari e obbiettivi prefissati, ma anche vincolanti. Quindi trasformando di fatto lo smart working in telelavoro.
Quando la normativa Italia e quella internazionale, hanno iniziato a parlare di smart working?
Per qualcuno, questo smart working sembrerà una di quelle cose inventate da oggi a domani per venire incontro ad un problema socio-culturale causato dal momento storico che stiamo passando, cioè questo benedetto virus COVID-19 che non ci vuole lasciare in pace e riprenderci dalla crisi economica dello scorso decennio.
No, in realtà per il legislatore italiano il percorso che ha portato all’approvazione della normativa in vigore e dedicata allo smart working, è iniziato nel lontano 2014 con la proposta di legge finalizzata a dare maggiore flessibilità al mercato del lavoro. Percorso molto agitato e tortuoso che ha portato il legislatore a pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il testo della LEGGE n°81 del 22 maggio 2017, che indica le misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato.
Qualcuno dirà che lo Stato Italiano ha approvato questa normativa molto a rilento, rispetto agli altri Stati Europei. Personalmente non è così, perché a quanto pare le prime normative a livello europeo e internazionale, in tema di smart working risalgono al 2014 con il Flexible Working Regulation del Regno Unito. L’anno seguente è stato lo Stato dell’Irlanda del Nord ad approvare una normativa dedicata allo smart working.
Nel mentre, per la precisione verso la fine del 2016, nella risoluzione del Parlamento Europeo del 13/9/2016 (principio generale n. 48) vengono indicate le misure per lo smart working.
Quasi nello stesso periodo in cui lo Stato Italiano varava la sua legge per lo smart working, i nostri Cugini d’Oltralpe inserivano la normativa dedicata allo smart working nella Loi Travail francese del 2017.
Quali sono le regole del gioco?
Come dicevo anche nel precedente articolo, perché si possa parlare di smart working o lavoro agile sia l’azienda, sia il lavoratore devono stipulare un accordo scritto in cui vengono dettate delle regole:
- Deve essere indicato un orario di lavoro, ma non vincolante;
- Un logo dal cui principalmente il lavoratore svolgerà la sua attività;
- Indicare una cadenza per la programmazione dell’attività da svolgere;
- Indicare quelle che saranno le fasce orarie di disponibilità;
- Indicare che la retribuzione sarà invariata rispetto al lavoro in azienda;
- Indicare tutti quelli che che sono i dispositivi tecnologici (hardware e software) assegnati dall’azienda al lavoratore;
- I controlli e le norme disciplinari;
- La tutela e la sicurezza.
Insomma questo smart working ha delle cose molto interessanti e utili no?
Quante e quali aziende applicano lo smart working?
Quindi lo Stato ci dice che lo smart working è bello, le regole del gioco non sono neanche così malvagie e quindi quello che ci manca è sapere quante e quali aziende applicano o meglio hanno già adottato lo smart working.
Cercando qua e là, qualche informazione mi sono imbattuto nell’articolo e nella lista realizzata da FlexJob. Per chi non lo sapesse, questo è il principale sito per chi è alla ricerca di un lavoro specializzato da remoto, lavoro a termine, come freelance e lavori flessibili.
Bene da qualche anno a questa parte, FlexJob realizza una lista delle 100 migliori aziende per lo smart working e all’interno di questa lista troviamo alcune aziende come: Dell, SAP, Amazon, VMware, Cisco, Red Hat, LiveOps e GitHub.
L’analisi e la lista si basa sulla cronologia delle offerte di lavoro proposte da oltre 54.000 aziende presenti nel database FlexJob, durante il 2019 hanno offerto il maggior numero di annunci di lavoro da remoto in giro per il mondo.
Certo, qualcuno alla luce dell’elenco appena fatto dirà: Beh ma queste sono aziende che si possono permettere di avere lavoratori agili?
La risposta è: Sicuramente è così, ma loro mettono in pratica lo smart working, noi in Italia abbiamo ancora il telelavoro. Infatti, come dicevo nel precedente articolo, in Italia siamo ancora legati al passato e molto spesso ci aggiorniamo a modo nostro.
Se dovessi darvi un numero di società che offrono veramente dei contratti di tipo smart working, mi bastano solo le dita di una mano, le dita dell’altra mano mi servono per finire questo articolo e per conteggiare le altre che ci provano e prima o poi ci riusciranno.
Vantaggi portati dallo smart working ai lavoratori?
In tutto questo discorso non potevano mancare quelli che sono i vantaggi portati dallo smart working ai lavoratori, che provo ad elencarli così:
- Creazione di un rapporto fiduciario con la propria azienda e i propri clienti
- Maggior consapevolezza del proprio lavoro e dei propri obiettivi
- Maggior flessibilità a lavoro in termini di orari. Come detto non esiste più la famosa fascia d’orario che va dalle 8:00 alle 17, ma si sceglie il momento più adatto per dare il meglio di se.
- Sparisce l’azione di timbrare il cartellino.
- Maggior flessibilità in termini di spazi di lavoro. Si può decidere se lavorare all’interno di un coworking, da casa, dal parco, in treno etc, etc. Certo si deve garantendo la sicurezza dei dati.
- Il lavoratore ha la possibilità di lavorare in un ambiente dinamico, trasparente, innovativo e collaborativo. Insomma un ambiente che lo rendere felice e più produttivo.
- Il lavoratore ha la possibilità di gestire al meglio il proprio tempo, combinando e migliorando l’equilibrio vita lavorativa-vita personale
Non l’ho aggiunto come punto e come vantaggio, però si dice che lo smart working aiuti il lavoratore ad aumentare la sua produttività. Il tutto grazie ai punti di pirma
Vantaggi portati dallo smart working alle aziende?
Così come non potevano mancare i vantaggi per i lavoratori, andiamo a vedere quelli che sono i vantaggi portati dallo smart working alle aziende:
- L’azienda risparmia, infatti riorganizzando gli spazi all’interno dell’azienda si possono ridurre alcuni costi. In questo caso fare una lista dei costi che un’azienda può ridurre sono tanti, come per esempio:
– bollette della luce meno costose
– bollette del riscaldamento meno costose
– una riorganizzazione degli spazi può ridurre i costi collegati - Un ritorno d’immagine non indifferente. Infatti come dicevo nell’altro articolo molte aziende hanno cercato ci camuffare il telelavoro e spacciarlo per smart working in modo tale da avere un ritorno di immagine forte. Poi se andiamo a rivedere la lista realizzata da FlexJob per l’anno passato e la confrontiamo con le liste degli anni precedenti, notiamo che alcune aziende sono sempre presenti. Quindi lo smart working ha dato a queste aziende la possibilità di distinguersi sul mercato, in questo modo hanno generato più attrattiva verso i potenziali nuovi clienti, una apprezzamento da parte delle aziende partner e sicuramente hanno attirato l’attenzione dei futuri dipendenti.
- Possibilità di avere un ambiente di lavoro coeso, trasparente e collaborativo, che genera continuamente idee e le sperimenta internamente, per migliorare processi o offerta ai clienti.
Così come per i lavoratori, pure il punto sull’aumento della produttività lo lascio staccato come punto di vantaggio e a favore dello smart working, però sicuramente un lavoratore felice è un lavoratore più produttivo. Tutto questo porta ad avere un team più produttivo e un’organizzazione più produttiva.
Quindi quali sono gli svantaggi dello smart working per il lavoratore?
Si può parlare solo di vantaggi nella vita?
No!
Quindi ecco quelli che sicuramente sono gli svantaggi dello smart working per il lavoratore:
- C’è il rischio che lavori di più, soprattutto all’inizio se non ha mai avuto delle esperienza di lavoro da remoto.
- Il più delle volte l’ambiente lavorativo scelto da chi lavora in remoto è lo stesso dell’ambiente casalingo. In questi casi qualcuno si potrebbe deprimere e rendere meno.
- Sicuramente si riduce il contatto reale con i colleghi e tutto il personale dell’azienda per cui si lavora.
- Essendo l’ambiente lavorativo in casa, è molto facile che vi siano delle distrazioni abbastanza continue. Quindi è probabile che vi sia una crescita repentina dei fattori di distrazione;
- Sicuramente durante le ore lavorative si rischia di soffrire di solitudine.
- Una reale separazione tra ambiente lavorativo e ambiente domestico.
Se volete aggiungere altri svantaggi, potete farlo nei commenti qui sotto.
Conclusione
Diciamo che è giunto il momento che mi fermi qui e lasciare la parola a voi.
Forse in questo momento siamo arrivati per davvero davanti ad un cambiamento epocale nel mondo del lavoro e di vivere il lavoro. Penso che sarebbe veramente l’ora di provare a cambiare questo mondo del lavoro, partendo soprattutto dal non criticare coloro che scelgono di lavorare da remoto oppure le aziende che sfrutta principalmente lavoratori che stanno comodamente a casa loro.
La cosa che mi ha spinto a realizzare due post quasi analoghi tra di loro e soprattutto mi ha fatto venir voglia di parlare di questo argomento, è l’improvvisa schizzata alle stelle delle richieste per consulenti abili e disponibili per lo smart working. Insomma persone capaci di avere un’attività e anche abilità organizzativa per lavorare da svolgere in remoto.
Sicuramente tutto questo è stato causato anche dall’attenzione mediatica che si è concentrata su questa modalità di lavoro consigliata dal Governo per fronteggiare questa crisi causata dal virus COVID-19.
Bene adesso tocca a voi, lasciate un commento qui sotto con le vostre impressioni su questo argomento. Inoltre rinnovo il mio invito, se avete un azienda che da anni punta sul lavoro agile, vorrei conoscere la vostra esperienza e che cosa avete fatto in questi anni per far si che la vostra realtà economica sia molto smart working.