I social non sono Second Life

I social non sono Second Life! Questa è la frase che vorrei stampare su tutti i muri reali o virtuali.

In questi 12 mesi, visto il periodo storico e vista la situazione generata dalla pandemia di Covid-19, ho avuto molto più tempo da dedicare ai social e ai loro meccanismi. Mentre, nel pochissimo tempo a disposizione fuori casa, ho cercato di godermi i momenti e allo stesso tempo cercare di capire le persone. Ho “sprecato” tutto questo tempo, con lo scopo di capire qualcosa in più sugli utilizzatori dei social network, indipendentemente dal sesso, religione, credo politico, tifo sportivo, età e chi più ne ha più ne metta. Non solo volevo capire se effettivamente le persone fossero coscienti del fatto che i social non sono Second Life.

Per chi non fosse a conoscenza di Second Life e non sapesse di che cosa si tratta, ecco una piccola spiegazione.

Second Life è un mondo virtuale online, sviluppato e di proprietà dell’azienda Linden Lab. Per molti, il gioco Second Life non è altro che uno dei tanti giochi di ruolo online, multiplayer di massa. Mentre per la società Linden Lab non è un gioco: “Non c’è conflitto fabbricato, nessun obiettivo prefissato”. Dal lontano 23 Giugno 2003 ad oggi sono passati 17 anni e in tutto questo periodo questo mondo virtuale si è evoluto, tanto da ricevere ancora aggiornamenti e supporto da parte della società Linden Lab che continua a credere nella sua creatura.

In poche semplici parole, entrando in Second Life tu ufficialmente non giochi, ma passi del tempo trasformando il tuo avatar in quello che sei o meglio che vorresti essere. Quindi qualsiasi azione fai oggi, avrà poi una conseguenza nel futuro prossimo. Però ad un certo punto puoi decidere di chiudere il tutto e nessuno si chiederà che fine hai fatto e perché di questa scelta. Però essendo un gioco, forse nessuno si chiederà dove sei sparito, se non qualche amico che conosci nella vita reale e ha scelto di interagire con te.

Adesso che conosciamo un pochino Second Life, andiamo a vedere insieme perché del titolo dato a questo post riflessione e quello che ho notato in questi mesi.

Insomma i social non sono Second Life, perché i social network o meglio una rete sociale, non sono altro che un qualsiasi gruppo di individui connessi tra loro da diversi legami sociali. Quindi alla base di queste piattaforme ci sono degli esseri umani con i loro legami ad altre persone che vanno dalla semplice conoscenza casuale o semi casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari e sociali.

Inoltre, c’è da dire che da sempre le reti sociali sono state usate come base di studi interculturali in sociologia, in antropologia e anche in etologia (no non è la scienza che si base sugli etti di pasta o di affettati che una persona può mangiare a colazione, pranzo o cena).

Questi studi e approcci furono formalizzati matematicamente negli anni ’50 e le teorie, ma anche i metodi dei social network divennero pervasivi nelle scienze sociali e comportamentali negli anni ’80. Non vi metto i nomi di tutti coloro che hanno teorizzato oppure hanno realizzato sociogrammi come questo qui sotto, perché non vorrei annoiarvi con nomi che in alcuni casi neanche io me li ricordo. Però è importante partire da questi due sociogrammi, per poter sviluppare il ragionamento finale:

Sociogramma-Moreno-primo-livello
Sociogramma di Moreno: Primo livello
Sociogramma-Moreno-ottavo-livello
Sociogramma di Moreno: Ottavo livello

A questo punto, vorrei tradurvi questo ultimo schema o meglio il sociogramma qui sopra che potrebbe sembrare caotico oppure incomprensibile, in qualcosa di più facile comprensione. Quindi vi riposto questo sociogramma leggermente più colorato:sociogramma-1200x630

Facciamo questo “gioco”: dove l’hai visto?
Adesso, se prendete i sociogrammi di Moreno, che sicuramente non dicono nulla di comprensibile ai più e andiamo a combinarli a questo quest’ultimo sociogramma un pochino più “disegnato” e dettagliato, visto che abbiamo le icone rappresentative degli esseri umani, sicuramente all’interno del vostro cervello scatta questa domanda: dove l’ho vista una cosa del genere?

Per dare una risposta, basta chiudere gli occhi e pensare dove avete visto una cosa analoga, sicuramente ad un certo punto vi si illuminerà una lampadina sopra la testa che vi farà esclamare: Facebook.

Si per anni avete visto e toccato con mano il sociogramma stilizzato e realizzato dai web designer di Facebook per la Home Page del proprio portale:

facebook-sociogramma-home-page

Insomma tutte queste immagini mi sono servite per farvi capire il perché i social network non possono essere paragonati ad un mondo virtuale come Second Life, dove se sbagli nelle tue scelte l’unica conseguenza che puoi avere è un danno che si può tradurre in una perdita di tempo ed in una incazzatura se il tuo avatar muore. Non solo, queste immagini e questa introduzione mi se servita per poter proseguire nella mia riflessione.

Quindi partendo da quello che è il concetto di social network (rete sociale) e quelli che sono i legami sociali di ognuno di noi, dobbiamo iniziare a riflettere sul fatto che nel momento in cui decidiamo di passare dalla teoria e dagli schemi alla registrazione ad una piattaforma, noi non facciamo altro che mettere noi stessi in una vetrina. Vetrina all’interno della quale sono presenti tantissime altre persone che inizialmente conosciamo per legami diretti, quindi famigliari dal primissimo grado all’ultimissimo grado, compagni di scuola, colleghi e così via. Inoltre, all’interno di questa vetrina abbiamo la possibilità poi di creare nuovi legami partendo da questi primi legami base.

Perché lo facciamo?
Lo facciamo perché siamo alla ricerca di nuovi collegamenti sociali. D’altronde la forza dell’essere umano è sempre stato il branco ed è per questo che oggi l’uomo viene visto come la razza del regno animale predominante su tutte le altre. Questo significa che per indole siamo portati a socializzare, quindi anche se tra gli essere umani ci sono persone timide o associali,  “sfortunatamente” in loro scatterà l’autoconservazione che li porterà volenti o nolenti a collegarsi ad altri.

Per questo questo motivo, anche quando siamo arrabbiati oppure stanchi di una determinata piattaforma di socializzazione, comunque continuiamo ad utilizzarla, magari di meno oppure cambiandola, ma continuiamo e cerchiamo di trovare il modo per restare collegati ai legami già creati.

Bene, fino adesso abbiamo capito che cos’è Second Life e abbiamo capito che cosa sono i social network, ma anche perché volenti e nolenti siamo alla ricerca di legali. Inoltre mi auguro che sia stato chiaro da subito il passaggio del perché i social non sono Second Life.

Se non l’ho scritto prima ed era tra le righe il concetto, adesso ve lo spiego velocemente.

I social non sono Second Life, perché all’interno di questo mondo virtuale esisti solo come avatar e vieni tenuto in vita da calcoli matematici, algoritmi e sistemi vari, mentre all’interno dei social network sei una persona in carne e ossa che consuma come tutti gli altri aria e prodotti che ti mantengono in vita. Partendo proprio da quest’ultima parte, vorrei farmi capire in modo ancor più semplice, partendo da questo semplice concetto che utilizzo sempre: “se sei mona fuori dalle piattaforme e nella vita di tutti i giorni, resti e sei mona pure all’interno dei social network”.

Lo so che qualcuno si offenderà leggendo questa mia affermazione, per cui probabilmente verrò ricordato un giorno. In parte me ne dispiaccio, ma dall’altra parte non tanto. Perché sfortunatamente è così.
Se sei una persona che non capisce quello che legge, ascolta e vede, quindi hai problemi nel comprendere correttamente le informazioni che percepisci nella vita fuori dagli schermi, non puoi pensare che grazie ai social oppure al loro interno sei una persona diversa.

Non vorrei dirlo, anzi ci ho provato in tutti i modi ad evitare di dire questa cosa, ma la devo dire come l’ho sempre pensata e detta: “non ti preoccupare per quello che sei, perché 7 italiani su 10, sono analfabeti funzionali o hanno capacità cognitive e di elaborazione minime“. Sfortunatamente se prendiamo questo dato emerso dalla ricerca dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) fra gli adulti italiani (dai 16 ai 65 anni), ci aggiungiamo tutto quello che ha portato con sé questo periodo storico e la situazione generata dalla pandemia di Covid-19, si può quasi trovare la scusa per giustificare comportamenti sbagliati nella vita reale e nelle piattaforme di social network che hai scelto per coltivare i tuoi legami sociali.

Quello che ho notato in questi 12 mesi, non è il fatto che dovevamo uscirne tutti migliorati e che tutto sarebbe andato bene, cercando di sostenerci a distanza con dirette, selfie, video o brindisi a distanza, ma come moltissime persone si sono dimostrate per quello che sono realmente. Persone senza rispetto per il prossimo dentro e fuori dai social. Anzi, più di qualcuno pensando di essere in un mondo parallelo e virtuale ha ben pensato che se scrivere una qualsiasi cosa nel tempo i loro legami si sarebbero dimenticati.

Da questo ragionamento sbagliato e da questo modo di interpretare o vedere le piattaforme di social network, in questi messi ho notato e visto un carrellata di ingiurie, offese gratuite e ragionamenti fuori da una qualsiasi logica, che mi hanno lasciato attonito e mi hanno fatto chiedere: “ma questi hanno frequentato per davvero la scuola dell’obbligo e hanno mai aperto una cosa da leggere, cercando di comprendere quello che leggono?

Sono molto serio, me lo sono chiesto per davvero. Perché nel momento in cui una persona che non capisce una battuta e grazie al suo commento poi si genera una discussione seria da cui si evince che l’autore della battuta non capisce nulla dalla vita, c’è da preoccuparsene.

C’è da preoccuparsene quando da un meme scherzoso, che si ispira ad affermazione semi vera oppure decontestualizzata, nasce una discussione seria in cui la maggioranza delle persone che commentano oppure che hanno condiviso in modo indignato il post, sono certe che quella sia la verità e non una. Non solo, quando vengono messe davanti al fatto che hanno condiviso oppure discusso inutilmente in modo indignato su una cosa falsa si giustificano: “eh ma questi sono capaci di farlo e comunque c’è una mezza verità di mezzo“.

Attenzione, forse non tutti sanno che esiste una scienza o meglio protoscienza che si occupa con lo studio dei memi, essa di chiama memetica. Ho aggiunto questo piccolo particolare, per farvi capire che dietro al mondo dei social network non c’è solo la semplice pubblicazione di un contenuto che verrà dimenticato nel tempo.

Adesso ritorniamo a noi, perché le preoccupazioni dell’utilizzo in modo sbagliato dei social pensando che fossero dei mondi virtuali sono tante. Infatti, c’è da preoccuparsene quando ad un certo punto delle persone che non capiscono il senso di quello che sta intorno a loro, ma semplicemente si basano sulle azioni degli altri (in questo caso si basano sulle azioni dei loro legami sociali), decidono di utilizzare alcuni servizi oppure scaricare app a caso, pagando questi servizi o applicazioni quando nella realtà non dovrebbero neanche sborsare un centesimo. È successo con l’app Immune System, che in molti hanno considerato come se fosse quella ufficiale, cioè Immuni. Poi in tempi più recenti è successa la stessa cosa con le varie app per il cashback, dove in molti hanno scaricato diversi applicativi a pagamento, quando in realtà il servizi è gratuito.

Se da una parte possiamo dire che le persone non capiscono nulla, dall’altra però dobbiamo pensare che questa azione di scaricare e utilizzare alcuni servizi che non sono quelli ufficiali, è l’effetto causato dai legami sociali. Legami che con le loro azioni possono portare gli altri a fare le stesse identiche scelte, sbagliate in questo caso, che vengono giustificate in un secondo momento con: “tanto l’ha fatto pure un mio amico sui social, che se ne intende di queste cose e si è trovato meglio“.

Già che ci sono, aggiungo pure questa preoccupazione, che valuto la più pericolosa in questo periodo storico. Cioè c’è da preoccuparsene quando ad un certo punto, una o più persone che sono alla ricerca di like, commenti e condivisioni si prendono dei dati ufficiali o semi ufficiali, vanno a pubblicarli dando una spiegazione del loro significato secondo il proprio credo politico o per meglio dire tornaconto personale. Questa cosa è molto pericolosa ed è stata utilizzata molto spesso in questi mesi. Mettendo ovviamente in difficoltà i propri legami, perché se da una parte c’erano e ci sono quelli che applaudono l’autore del post perché le sa tutte e ha la verità a portata di mano, d’altra parte ci sono altri legami social che in più circostanze hanno fatto notare che non si capisce perché un giorno l’analisi dei dati è stata fatta in un modo e il giorno dopo in modo diverso.

Ho sempre ritenuto che l’analisi dei dati dev’essere fatta in modo più scientifico possibile, per togliere ogni eventualità di dubbio. Quindi se non riesci a mantenere lo stesso ragionamento nel tempo analizzando gli stessi dati e non riesci a capire che cosa potrebbe scaturire un’analisi sbagliata, è meglio se non lo fai e lo lasci fare a chi questo lo fa per lavoro. Perché bisogna ricordarsi sempre che i legami sui social network hanno lo stesso peso e lo stesso valore dei legami della vita di tutti i giorni.

A quanto detto fino adesso, vorrei aggiungere un’altra preoccupazione che in questi mesi si è fatta molto sentire. Infatti c’è da preoccuparsene quando si confonde la libertà di parola e di espressione. L’abuso di questo concetto spinge le persone a condividere contenuti senza un controllo della fonte, senza un controllo dell’informazione e senza neanche provare minimamente a pensare se potesse essere una cosa vera. Se a questo ci aggiungiamo affermazioni come “i poteri forti non ce lo dicono” oppure “i giornali non ce lo dicono” e derivate, rischiamo di far passare il concetto di libertà di parola e di espressione per qualcosa di inutile.

Quest’ulteriore preoccupazione che ho aggiunto a questa mia riflessione, ha lo scopo di far capire ancora una volta quanto in realtà i social non una seconda vita, ma sono in realtà la finestra quotidiana attraverso la quale guardiamo e interagiamo con i nostri legami che non sono virtuali, ma come abbiamo visto sono in realtà collegamenti reali di persone che conosciamo e ci conoscono. Quindi bisogna stare molto attenti nel pensare che i social sono un mega piattaforma per il gaming oppure una piattaforma dove crearsi una seconda vita.

Un’altra cosa che ho notato e mi ha preoccupato molto in questi ultimi 12 mesi, anzi in questo caso negli ultimi 24 mesi, è il maltrattamento delle persone che hanno scelto di schierasi politicamente. Infatti, c’è da preoccuparsene quando indipendentemente dal credo o colore politico, giovani candidati politici e ancor di più DONNE, vengono messi alla gogna ed offesi gratuitamente. Sono rimasto attonito quando ho letto alcuni post e alcuni commenti che prendevano di mira la candidata di turno.

In questi casi mi sono chiesto se coloro che hanno utilizzato queste espressioni sono coscienti che dall’altra parte dello schermo c’è una persona con dei sentimenti, una persona che ha scelto di schierarsi politicamente, che al posto di stare comodamente a poltrire sulla sedia oppure il divano di casa e a fare il leone da tastiera nel criticare il sistema politico che governa il territorio, ha scelto di fare la propria parte mettendoci la faccia. Questa persona quindi non esiste solo come un’immagine sui social, è una persona vera e non è un avatar costruito da macchine e algoritmi.

In realtà tutte queste preoccupazioni, che in realtà potevo definire anche come azioni, non sono solo queste ma anzi c’è ne sono altre che accadono realmente oggi e sono accadute ieri, l’altro ieri e dall’inizio dell’anno.
Non solo, queste sono azioni che succedono da anni all’interno delle piattaforme social, ma hanno nel tempo un periodo di massima e un periodo di minima espansione. Il periodo di massima è quando nei meccanismi quotidiano succede qualcosa, quest’anno abbiamo la pandemia, l’anno scorso avevamo gli immigrati e qualche anno prima c’era la crisi economica pesante. Però nel mentre ci sono stati periodi di minima espansione quando le acque erano calme e quasi tutti erano impegnati a lavorare oppure erano distratti nel provare a socializzare a 4 occhi.

Quello che è successo negli ultimi 12 mesi sui social sono stati il peggior esempio di come noi essere umani ci siamo evoluti, ignorando completamente il prossimo e pensando che “tanto che vuoi che succeda”, è una cosa detta sui social nella vita reale non lo direi mai perché sono troppo educato/a. È sorprendete come persone che dovrebbero essere le altre 3 dei 10 italiani, quindi i più svegli, al posto di rendersi utili e far capire agli altri 7 che capivano male le informazioni le hanno sfruttate per un tornaconto personale.

Conclusione:

In conclusione, prendo questa affermazione di Albert Einstein: “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato“, per dare una fine a questa mia riflessione, nella speranza che qualcosa cambi.

Non possiamo limitarci semplicemente a puntare il dito e dire che siamo circondati da analfabeti funzionali o persone che hanno capacità cognitive e di elaborazione minime. Anzi, dobbiamo cercare insieme la soluzione e soprattutto il modo per far capire a tutti coloro che stanno intorno a noi che devono prendersi del tempo e cercare di capire che i social non sono semplicemente un modo virtuale senza regole oppure una vetrina dove pubblicare contenuti alla ricerca di commenti, like e condivisioni. Perché se non troviamo una soluzione a questo problema e modo sbagliato di vedere le piattaforme di social network, non potremo mai sperare che andrà tutto bene e le cose si sistemeranno.

Penso che sia giunto il momento in cui ci si deve fermare un attimo, iniziare a farsi delle domande e soprattutto dare peso a quelle che sono le azioni che vengono fatte tutti i giorni e quelle che potrebbero essere le conseguenze. Ricordandosi che le piattaforme social, come abbiamo visto sopra, non fanno altro che permetterci di metterci in contatto con i nostri legami e crearne di nuovi. Ribadisco, dobbiamo iniziare a capire che noi stessi siamo i social e non siamo degli avatar in un mondo limitato e generato da una serie di macchine. Bisogna ricordarci che qualsiasi comportamento, che noi abbiamo dentro e fuori dai social può essere visto, criticato e valutato da tutti coloro che ci circondano. Quindi se sei mona nella vita reale, sei mona anche sui social, c’è poco da fare.

Dal mio punto di vista, bisognerebbe andare a rivedere il concetto filosofico e teologico del libero arbitrio.
Infatti, secondo questo concetto ogni persona ha la facoltà di scegliere gli scopi del proprio agire e pensare. Scopi tipicamente perseguiti tramite la propria volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta o decisione ha origine nella persona stessa e non in forze esterne.

Perché dico questo?
Semplicemente perché sfruttando questo concetto, moltissime persone non si rendono conto del loro essere un pezzo di un branco o di comunità, quindi anche se hanno la libertà di scegliere i propri modi di pensare e agire, devono comunque pensare anche al prossimo. Perché se questa persona riceve un’informazione e non ha le capacità cognitive e di elaborazione minime di quella informazione, non farà altro che creare un’informazione sbagliata che inizierà a circolare in questo modo sbagliato.

I social non sono Second Life, sono solo il diario della nostra vita di tutti i giorni.
Diario pubblico che può essere consultato da legami forti e legami deboli, così come persone veniamo tutti i giorni consultate dai legami intorno a noi.

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